Vojvoda: “Juric mi chiama il suo soldato. Onorato di essere al Toro”

L’intervista del terzino kosovaro a Dazn Talk, fra vita privata e curiosità dello spogliatoio: “Izzo il più stiloso e il più simpatico. Il fisioterapista mi mette pressione per il fantacalcio. Bremer? E’ davvero fortissimo”.

E’ un Mergim Vojvoda sorridente ed inedito quello che si racconta ai giornalisti Tommaso Turci e Barbara Cirillo nella live di DAZN Talk. Il terzino kosovaro, al suo secondo anno in Italia, ha ripercorso la sua carriera e rivelato alcune delle curiosità dello spogliatoio granata. “So che è difficile il mio nome per un italiano, quindi non sto a riprendere i miei compagni se sbagliano. La pronuncia comunque è Merghim Voivòda. Juric è il primo che sbagliava il nome…mi chiama Megrim. E adesso tutta la squadra mi chiama così (ride)”. Sui compagni: “Io mi trovo bene con tutti ma quello che fa più ridere è Izzo. Anche Ansaldi è uno che ha sempre la gioia di vivere. A me piace parlare con lui in particolare perché ha tanta esperienza. Gli chiedo quando devo fare il dribbling e quando devo giocare semplice. Lui è un grande uomo perché trova sempre il tempo di spiegare le cose a chi è più giovane”.

SU JURIC – Vojvoda ha speso belle parole anche per il tecnico del Torino, Ivan Juric: “Io sono un professionista e non mi apro troppo con gli allenatori, sono riservato. Ma quando lui parla prendo appunti. E cerco di fare sul campo quello che mi chiede. Se lui dice che una cosa va bene, va bene. Una volta, prima dell’inizio di una partita, mi ha abbracciato e mi ha detto che sono un suo soldato. Mi ha fatto piacere. Si vede che ha capito che io do tutto per la società. Se gli allenamenti son faticosi? Mamma mia. Tanto, ma è la strada giusta. Bisogna sempre andare forte. E’ il primo mister che ho conosciuto che è così. La nostra mentalità è quella di lavorare sempre. Siamo come una famiglia, quando è ora di lavorare si lavora, poi si scherza e si ride, a volte andiamo anche a cena tutti insieme”.

SULLA MARATONA – La Maratona gasa tanto. Abbiamo bisogno dei nostri tifosi. Purtroppo non li abbiamo avuti sempre con noi per il Covid. Ma mi piacciono i tifosi caldi. Dopo 70 minuti di partita ne hai bisogno perché inizi a sentire la fatica nelle gambe. Loro ti danno una forza in più”.

SUPERGA – “La prima volta sono andato da solo sulla collina di Superga, perché l’anno scorso c’era il Covid. Mi sono sentito onorato di vestire questa maglia, il Grande Torino ha fatto la storia”.

L’ARRIVO A TORINO – “Mi piacciono le squadre che hanno una grande storia. La squadra dove ero prima, lo Standard Liegi, era simile al Torino per questo. Quando Vagnati mi ha chiamato ho subito detto di sì perché mi hanno raccontato la storia del Toro e mi ha affascinato. Sono molto contento di essere qui e voglio lasciare un segno

Mergim Vojvoda (Torino FC) looks on

LA SUA STORIA –Sono nato in Germania perché nel mio paese, il Kosovo, c’era la guerra. Dopo siamo tornati in Kosovo perché mancavano i documenti. Siamo rimasti lì un anno e mezzo. Mio padre era soldato. Quando la guerra è finita siamo andati in Belgio, dove sono cresciuto. Ho fatto tanti sacrifici ed è questo che mi ha reso quello che sono oggi. So apprezzare il valore della mia situazione e vivo giorno dopo giorno, perché ogni giorno sia una fortuna”.

SUI COMPAGNI – Bremer? E’ veramente fortissimo. Ha fatto un salto di qualità incredibile. E’ un grande giocatore che può ancora migliorare tanto, perché è giovane. Ha rinnovato, speriamo di averlo ancora. Fisicamente è molto forte, ma soprattutto lavora tanto. Me ne sono accorto fin da quando sono arrivato, lui era sempre in palestra o in campo. Già allora pensavo sarebbe diventato forte”. Su Belotti e Milinkovic Savic: “Vanja lo conoscevo già dai tempi dello Standard Liegi. Mi ha aiutato e mi ha detto: ora vedi cosa è il calcio vero. Belotti è il capitano, rappresenta bene il Toro, ha fatto 100 gol in Serie A. E’ da rispettare. In quest’ultimo periodo si è infortunato, ma lui dà tutto per squadra e società. Adesso ha fatto due gol, sono contento per lui”.

Mergim Vojvoda, terzino destro del Torino

LA VITA – “Ho sempre detto che se non avessi sfondato con il calcio avrei fatto lavori con le mani, tipo il meccanico o l’elettricista, perché mi piace lavorare con le mani. Ho finito le scuole, ma studiare non mi è mai piaciuto. Per fortuna ora sono pagato per fare qualcosa che mi piace”.

LA PARTITA – “La partita indimenticabile per me con il Torino è stata quella del mio esordio, contro la Fiorentina fuori casa. Nel momento in cui vestivo la maglia mi sono reso conto che sono arrivato in alto. Altrimenti la partita del primo gol con la Nazionale, in casa con la Repubblica Ceca, nello stadio pieno di tifosi. Giocare per il mio Paese vuol dire tanto per me. Giocare in Nazionale è come difendere il mio paese. Il calcio può far conoscere il nostro paese un po’ di più”.

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