Quando si sta facendo molto bene, il rischio è sempre quello di non confermarsi, purtroppo anche a causa di eventi molto sfortunati o leggerezze che nello sport che amiamo a volte possono risultare fatali. Sembra la trama di un bell’anime giapponese sul calcio, ma si tratta di un breve cortometraggio scritto del match che ha visto scontrarsi Sampdoria e Torino a Marassi. I granata, ormai consapevoli di essere padroni del proprio destino, partono bene e al solito dominano il gioco e le zone cruciali del campo. Però il fato beffardo decide subito di fare uno scherzo maligno alla truppa di Juric, e porta il fino ad ora ottimo Milinkovic Savic, a regalare una rete all’ex neroverde Francesco Caputo. A quel punto, nella mente di vari spettatori saranno riaffiorati i fantasmi del passato, mai del tutto scomparsi nemmeno nel girone di andata. E noi sappiamo benissimo, che dopo il roboante successo per 4 a 0 contro la Fiorentina, lá fuori c’erano migliaia di anime pronte a gridare alla squadra fortunata che dopo un successo ricade sempre nella bieca mediocrità. I ragazzi di Ivan il Terribile stavolta vogliono opporsi, e non intendono accettare ciò che viene come qualcosa di già scritto. Sudore e gioco fuoriescono da ogni singola trama, fino a quando il combattente Vojvoda arma il suo mancino, e trova Singo pronto a chiudere sul secondo palo. Fotogramma che potrebbe diventare in futuro un marchio di fabbrica della compagine torinese, un meccanismo che il mister ritiene opportuno sia il mantra degli esterni a tutta fascia che allena. E se nella prima frazione, si nota un Lukic meno brillante rispetto alle altre apparizioni, il faro serbo del centrocampo ha la personalità e la leadership che servono per determinare nei secondi quarantacinque. Dopo un forcing spietato degli ospiti di venti minuti, il regista si propone in area di rigore, e mette una palla d’oro sulla testa di Praet per il gol del vantaggio. Al pari di qualsiasi storia di sofferenza e di riscatto, pure questa presenta brividi lungo la schiena, con un Quagliarella che vuole esserne il fautore con il suo colpo di testa nel finale. Esce dallo stadio una lezione differente, probabilmente la più importante da apprendere, per un team umile e che ha la fame pungente di chi da troppo è a digiuno. Forse nella sorte di taluni è scritto che si debba penare, ma la determinazione e la voglia di costruire un altro sentiero, possono spazzare via gli ostacoli che si troveranno.
Lorenzo Conzatti, Universo Toro