Berenguer: “Mi convinse Sirigu a venire al Toro, e su Niang..”

L’ex calciatore del Torino Alex Berenguer si racconta al sito “Cronache di spogliatoio” di seguito le sue parole del momento vissuto in maglia granata:

Berenguer a Torino ha giocato per tre anni, dal 2017 al 2020, ottantacinque partite e 9 gol tra campionato e coppe. «Il primo aneddoto riguarda il mio arrivo. Avevo varie offerte, ma mi convinse una telefonata di Sirigu».  Un portiere improvvisato direttore sportivo. «Avevamo già giocato insieme all’Osasuna, appena venne a sapere dell’interesse mi chiamò. ‘Fidati vieni qui, ti troverai a tuo agio’.  Gli ho creduto e ho fatto bene. Per colpa sua mi hanno iniziato a chiamare pulcino pure in Italia. L’ho sentito così tante volte che alla fine me lo sono addirittura tatuato»

Arrivare in Serie A è stata un’altra scelta felice della sua carriera. «Avevamo una squadra davvero forte, sia con Mihajlovic che con Mazzarri. Il giocatore che mi ha impressionato di più? Niang. Aveva le qualità per spaccare il mondo. Fisico, tecnica, velocità. Poi in partita non sempre rendeva come in allenamento. Un altro è Bremer. Ero convinto che avrebbe fatto passi da gigante, ogni allenamento per lui era come una finale, stessa grinta e stessa rabbia negli interventi. Non ti mollava mai, non mi sorprende che ora sia titolare nella Juventus e nel giro della nazionale brasiliana». 

Quando parla di Torino lo fa con gli occhi accesi, furbi e sempre attenti, che al ricordo di alcune scene sembrano sorridere. «Eravamo un grande gruppo, il giusto mix di esperti e giovani. Burdisso in allenamento ci picchiava, quanti schiaffi mi ha dato! Ma anche tanti consigli. I primi periodi infatti non sono stati facili. Per me era tutto nuovo, altri orari e altri ritmi. Per esempio io ero abituato ad allenarmi la mattina, in Italia invece ci convocavano al campo dopo pranzo. Insomma ci ho messo un po’ ad adattarmi. Anche grazie a Vanja Milinkovic Savic, che è stato il compagno con cui ho legato di più e ogni tanto ancora ci sentiamo. Ho fatto il suo nome, ma te ne potrei fare anche molti altri. In spogliatoio c’era davvero un bel clima, tanta musica e tante risate». 

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