Accadde oggi: il sinistro mozzafiato di Cerci annienta il Genoa al 93′

Memorie granata/Otto anni fa il gol del numero 11 che fece esplodere l’Olimpico

47 minuti e 47 secondi. Un lampo. L’estro del campione stravolge il corso della partita e consegna al Toro una delle vittorie più emozionanti degli ultimi anni. Sono passati otto anni da quel Torino-Genoa entrato di diritto nella storia granata per le reti siglate nei minuti di recupero da Ciro Immobile e Alessio Cerci. Un match indimenticabile per i tifosi presenti allo stadio, che vissero dal vivo una rimonta pazzesca in meno di sessanta secondi. Al 39′ il vantaggio del Grifone targato Alberto Gilardino sembra tagliare le gambe a un Toro spento e poco lucido sotto porta. Immediata è invece la risposta dei ragazzi di mister Ventura, che trovano il pareggio con una giocata d’astuzia di Immobile, che a fine stagione sarebbe stato incoronato capocannoniere del torneo. Burdisso fallisce l’anticipo sul n°9 granata, che si gira in un fazzoletto e calcia a giro sul palo lontano. Perin sfiora ma non basta, 1-1 palla al centro.

Alessio Cerci e Gianpiero Ventura

Basterebbe questo gesto tecnico per restare nei cuori dei tifosi, ma il Toro non si accontenta. Il gioco riprende e Gazzi si getta in scivolata su un pallone vagante a centrocampo. La palla arriva sui piedi di Cerci, che si catapulta verso l’area avversaria. Doppio passo per saltare Bertolacci, esitazione per far scorrere la sfera sul piede sinistro e sassata sotto il sette. E’ il racconto del gol che tutti gli attaccanti sognano di realizzare e che Alessio probabilmente non scorderà mai. Lo stadio Olimpico esplode in una gioia incontenibile, sull’onda di un entusiasmo che spingerà i granata fino alla conquista dell’Europa League. E’ l’ultimo gol di Cerci con la maglia del Torino. A fine stagione si trasferisce all’Atletico Madrid, ma il ricordo di quella rete, di quell’attimo di festa sotto la curva Maratona è talmente bello che il classe ’87 decide di tatuarselo sul petto: 47:47 del 13 aprile 2014. Perché “quello che resta non è mai passato”.

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