Inter, Juventus, Milan e Roma hanno fatto sapere al presidente della Figc Gravina che uno dei punti di partenza per arrivare a una riforma è la riduzione a 18 squadre del campionato. Servono 14 voti favorevoli in Lega
Sono partite le grandi manovre. E per grandi si intende Inter, Juve e Milan (e Roma) in ordine di classifica ma anche di popolarità e potere. Hanno chiesto udienza a Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio che naturalmente l’ha concessa. Le parti fanno sapere di un clima e una discussione sereni, in un ambiente, quello del calcio, dove di sereno non c’è proprio niente. La riforma, una esigenza vitale non solo per il pallone, ma per tutto lo sport italiano, senza dimenticare che è la serie A a finanziarlo e a sostenerlo, sta agitando gli animi e non solo quelli.
Gravina ha preparato una riforma che affronta vari aspetti e diverse esigenze, in particolare quella economica, ma la Lega di serie A non l’ha presa bene. Siamo alle solite, il fronte societario non è unito. Per esempio il campionato a 20 squadre doveva essere un must, da questo assetto non ci si doveva muovere. Invece Inter, Juve, Milan (e Roma) hanno preso l’iniziativa di far sapere al massimo esponente del calcio italiano, Gabriele Gravina, che uno dei punti di partenza per arrivare a una riforma complessiva è la riduzione a 18 squadre. Si gioca troppo, il calendario internazionale al quale i quattro club sono molto interessati, ha le sue esigenze, è molto invadente, comporta un elevato tasso di infortuni, quindi in modo graduale si può operare il taglio e il ridimensionamento numerico del massimo campionato.
Di questo hanno parlato ieri Marotta per l’Inter, Ferrero, Calvo e Scanavino per la Juve, Scaroni per il Milan. Chi presente e chi collegato. La Roma non c’era, ma è come se ci fosse stata, aveva affidato ampia delega ai colleghi. Quella di ieri è solo una tappa di un gran premio di montagna, la salita è dura, altri tornanti (e cadute) sono previsti, per esempio lo strappo delle grandi ha bisogno di 14 voti in Lega per passare, le prime pedalate sono faticose e divisive. Ma un traguardo è bene che ci sia.